Un nuovo punto di vista sulla volta celeste: il volume Il segreto delle Ere di Piero Ragone (Macro 2013), ci viene qui presentato da EMANUELE CANGINI, curatore di testi, giornalista e divulgatore scientifico della rivista “Scienza e conoscenza”.

 

A novembre 2013, Macro edizioni ha pubblicato uno dei libri che, dal punto di vista dei contenuti, è a mio avviso una delle opere più forti, più innovative e più appassionanti apparse sugli scaffali nell’ultimo decennio: Il segreto delle Ere. Un libro che prima di vedere la luce, racconta tra le proprie righe, come negli spazi del pentagramma, la storia del proprio vissuto, le fatiche di un Autore, le sue tribolazioni umane e intellettive: Piero Ragone presenta al grande pubblico Il segreto delle ere, un’opera voluta, desiderata, sudata, concepita nel retroterra del silenzio della meditazione e nel sottobosco del rumore dell’umiltà.

Piero, come il pifferaio magico, ci guida, conducendoci su un piano prospettico completamente diverso, un’angolazione che prende le distanze formalmente e sostanzialmente da una certa forma di egittologia, sorpassata e spremuta oltre ogni possibilità.

Un Egitto “nuovo” dunque, quello che ci accingiamo a scoprire, nuovo nella sua antichità, che al di là dei giochi semantici conferma senza esitazione quella che, io stesso, ho definito una “Rivoluzione copernicana” nell’ambito dell’egittologia. Piero suona la sua cornamusa, ci avvisa che una nuova era è iniziata e che potremo comprenderne i criteri solamente rivedendo il passato con occhi diversi.

Egitto: tra realtà e leggenda, religione e mito

Un’opera omnia, sotto molti aspetti, è Il segreto delle ere: la ricerca delle fonti etimologiche ci riconduce alle origini, scoprendo come, termini in apparenza distanti tra loro, abbiano così tanto in comune nei meandri dei loro trascorsi.

L’analisi del territorio e della sua peculiare conformazione pone le basi per lo sviluppo della narrazione, il palcoscenico degli eventi immortali. Le citazioni delle fonti bibliche, la loro discussione e interpretazione sul piano simbolico, ampliano il contesto dei significanti nel quale il lettore si trova a operare, favorendo un processo di simbiosi con la narrazione e ampliando gli orizzonti delle rappresentazioni.

La terra, l’Egitto, l’altopiano di Giza assumono non un ruolo passivo, non la semplice trasposizione dei contenuti della volta celeste, ma instaurano una dialettica tutta nuova, una dialettica nella quale si attua una sorta di effetto speculare, in cui diventa difficile distinguere le due identità dialoganti, seppur nella conservazione delle proprie identità: la terra come immagine del cielo, il cielo come immagine della terra, riassunti e risolti nella loro non-dualità, l’una dirimpetto l’altra. L’architettura dei sapienti viene tradotta abilmente da Ragone che ne coglie i significati più nascosti, riuscendo in questa potente opera alchemica a confidarne i segreti ai lettori: l’atto creativo dell’uomo non si limita alla pretesa concretezza ma si carica di valenze spirituali e astronomiche, cogliendo nella sua essenza stessa la consacrazione del divenire storico.

L’immanente ragoniano non rifugge il trascendente, ma lo contempla, lo cerca, sublimandosi nella fusione dei simili (e non degli opposti). Horus, Iside, Osiride e Seth, dissotterrati, ripuliti delle polveri dei secoli, ritornano con prepotenza sui troni del tempo; i segni zodiacali, vero e proprio cardine concettuale dell’opera, oltrepassano la soglia dell’antropomorfo e dello zoomorfo, oltrepassano la soglia della trasposizione psichica, come direbbe il grande studioso di astrologia Roberto Sicuteri, lasciando che quello stesso psichismo diventi una realtà de facto, tangibile, percepibile ai sensi.

Una simmetrica asimmetria che si cela ai distratti, si mostra agli attenti, si rivela ai savi.

Le stelle non illuminano il cammino, ma indicano la via

Efficace l’idea di Piero, tanto efficace quanto persuasiva e sconvolgente: ogni segno corrisponde a un Messia, ogni Messia corrisponde a un’Era, ergo, ogni segno corrisponde a un’Era, come la proprietà transitiva ci conferma. In questo passaggio si annida il tesoro di Piero, il formalizzare una tesi, supportandola con argomentazioni di carattere rigorosamente scientifico, innovativa e rivoluzionaria, nella quale si dimostra, e ripeto, dimostra, come ogni Era astronomica sia stata contraddistinta da uno specifico Messia, avente caratteristiche altrettanto ben precise. Cosa più importante, e da non dimenticare, consiste nel non tralasciare un fattore fondamentale: i vari Messia delle Ere non si escludono, o meglio, i vari insegnamenti, le varie dottrine trasmesse, non entrano in collisione vicendevole, non creano paradossi ideologici dettati da confronti dialettici, bensì si coniugano, tutti, nello spartito della verità assoluta, la verità della globalità del progetto divino, il quale vuole messaggi diversi ma coesistenti, ognuno facente capo e coerente con la natura messianica del messaggero. Lo zodiaco perciò esula la sua stessa natura di mera rappresentazione di un percorso apparente, esula la sua collocazione di tavola degli aspetti animici e spirituali, giungendo a una sorta di “planimetria” degli eventi terreni: microcosmo e macrocosmo, nella fusione dell’intento umano, stipulano un patto, nel quale l’uno non potrà esistere senza l’altro.

La visione d’insieme io la chiamo, risolta nell’acquisizione del principio escatologico sacro ai destini dell’uomo.

«L’uomo può realizzare cose stupefacenti, se queste hanno un senso per lui», scriveva Carl Gustav Jung: una massima significativa che faccio momentaneamente mia, proiettandola nel contesto dell’indagine ragoniana, contestualizzandola ad hoc, nella lucida consapevolezza che il senso delle “cose” non potrà essere riacquisito se non attraverso la nuova lettura del passato.

Il tratto vitale del simbolo mitico si condensa nella espressione libidica con la tensione alla sua espressione concreta: ecco perché tra cielo e terra esiste un legame indissolubile.

L’Autore ci richiama a questa realtà, a questa consapevolezza, a questa forza, ricordandoci chi eravamo, mostrandoci dove ci siamo persi. Osiride, Horus, Akhenaten e Mosè, cos’hanno in comune? A questa domanda potrete dare sicura risposta solamente dopo aver letto questo libro: Il segreto delle ere.

 

Le stelle non illuminano il cammino, ma indicano la via
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