Seconda puntata dell’articolo sui “transiti belli / transiti brutti”, riflessione sul tempo e sullo “srotolarsi” degli eventi della vita. Il modo di lavorare dei pianeti durante i loro passaggi è spiegato da  CLARA TOZZI dal punto di vista dell’astrologia umanistica. L’articolo era uscito nel 2013, su Albatros, rivista della Eridano School di Lidia Fassio. (www.eridanoschool.it)

Transiti belli e transiti brutti/2° parte

Dalla nostra biografia osservata attraverso lo sguardo del simbolo astrologico prende vita qualcosa che ha sicuramente a che fare con i fatti, ma li trascende, aprendo ad una visione densa di significati, collegante, come se un disegno cercasse di svelarsi. Non ricordo dove ho trovato questa immagine, che mi sembra bellissima: un tappeto che srotolandosi mostra piano piano una rappresentazione, che naturalmente preesiste ancora invisibile agli occhi dell’osservatore.

Anche il racconto (su un giornale, su un libro) degli episodi della vita di qualcuno è spesso un’occasione illuminante per comprendere il movimento che i pianeti suggeriscono. Nel libro/intervista di James Hillman  “Il linguaggio della vita”, l’autore racconta di una sua grande crisi avvenuta tra il ’69 e il ’71, crisi che l’aveva portato ad interrompere il lavoro come analista per circa un anno e mezzo: “Ho sofferto di un’avversione verso l’analisi simile ad un rigetto di tipo fisico. Avevo l’impressione che in ciò che avevo fatto dal ’55 al ’69 non ci fosse niente di autentico, che tutto si riducesse all’applicazione meccanica dei principi che avevo imparato. Fu come una malattia, un disordine somatico, e quando qualcuno parlava di ‘pazienti’, era il  mio stesso corpo a mettersi sulla difensiva (…). Retrospettivamente, mi è chiaro che la crisi della mia attività terapeutica coincise con la crisi del mio matrimonio e col prendere forma del mio libro sulla re-visione dei princìpi della cura”.

Quello che mi ha colpito subito è stato ‘il tempo’: tra il ’55 e il ’69 sono trascorsi 14 anni. A quel punto, avendo i dati di nascita di Hillman (nato ad Atlantic City il 12 aprile 1926 alle ore 9.05) ho dato uno sguardo al suo tema: Sole e Luna sono strettamente congiunti in Ariete in 11° casa, trigoni a Nettuno in 3° casa e quinconce a Saturno in 6°, Nettuno è opposto a Marte e Giove in 9° casa, opposizione che forma una croce a T su Saturno, ponendo tutta una complessa quanto fertile questione tra realtà e fantasia, tra adattamento e sviluppo di un pensiero straordinariamente originale da portare avanti nel mondo col coraggio del pioniere, conquistando però la capacità di apprendere con disciplina la conoscenza sufficiente per porre una base solida per la sua ‘costruzione’.  Nel ’55 Hillman aveva 29 anni, quindi stava vivendo il ritorno di Saturno, che riproponeva il quinconce al Sole, mentre Nettuno era opposto al Sole; nel tema progresso si era formata la Luna nuova in Toro, esattamente quadrata a Nettuno e opposta a Saturno! E 14 anni dopo, nel ’69,  cominciava la fase di Luna piena, che nei due anni successivi lo avrebbe portato  a vivere una fase di grande consapevolezza di sé (Luna piena), con la visione di un nuovo modo personale di essere terapeuta:  non più come medico della psiche del paziente ma attivando una “fantasia dell’attività artistica”, come uno scultore del ferro (è un Ariete con Sole/Nettuno!)  che prende il materiale del paziente e lo lavora, come ferro grezzo da scolpire, con “la scultura che bada a se stessa più ancora di quanto ci badi io. La psiche si fa da sé. E’ il passaggio al ‘fare anima’, come l’ho chiamato: lavorare e scolpire il materiale psicologico”.

Per comprendere la grande crisi che Hillman visse nel ’69 bisognava quindi cercare di capire cosa aveva iniziato nel ’55, da lì era partito un nuovo ciclo, lì aveva messo un seme che 14 anni dopo aveva richiesto di essere ‘guardato’ nella sua manifestazione, perché era pronto un frutto: e se allora aveva avuto bisogno di una scuola di riferimento, naturalmente all’avanguardia per i suoi tempi (Sole in 11° con Urano congiunto a Mercurio), adesso era pronto a fondare una sua scuola, andando oltre l’insegnamento junghiano, arricchendolo del proprio contributo, trovando il coraggio per esprimere il suo ‘pensiero diverso’ e portandolo nel mondo, liberandosi dagli schemi culturali tra le cui braccia aveva fatto esperienza. E’ interessante la descrizione del ‘malessere fisico’ con cui si è espresso il suo bisogno di cambiamento, che è partito dall’interno per andare a produrre una manifestazione esterna. A volte è l’esterno che sembra manifestarsi per primo, attraverso un avvenimento, ma forse è solo una questione di ‘orecchie per sentire’: più siamo sensibili e riusciamo ad ascoltare la nostra anima, più siamo forse in grado di avere strumenti per cavalcare l’onda che ci vuole trasportare più lontano, verso il “divenire quello che potenzialmente siamo”, che il tema natale ci mostra come una mappa.

La trasformazione che ebbe Hillman non è stata profetizzata da transiti e progressioni ma semplicemente indicata nei tempi di incubazione, nascita e sviluppo. Certo, sapendo che nel ’55 lui aveva cominciato la sua attività da terapeuta junghiano, aprendo una strada che ancora non sapeva dove l’avrebbe portato, potevamo immaginare una sorta di ‘crisi di crescita’ negli anni ’70, durante la quale avrebbe cercato di far emergere la sua enorme forza di pensiero, per collegarla ad un progetto da Ariete in 11° casa e dare così un suo contributo alla ‘guarigione’ della società, cosa che si è espressa con la nascita della sua psicologia archetipale.

(Pubblicato sul N.17 di Albatros – 2013)

 

Transiti, istruzioni per l’uso/2
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