Una triste superficialità, la fatica a capire se stesso, la perenne insoddisfazione generata dal tentativo di trovare “fuori”, quello che da dentro non emerge, non riesce a fiorire – eppure c’è, ci deve essere – il desiderio di amore ricevuto quando non si riesce ad amare se stessi o meglio non si sa bene chi sia quel “se stesso da amare”. Il tutto proprio mentre il mondo esterno non fa che gratificarlo, applaudirlo, lodarlo. Ma certo che le gratificazioni ci sono: è bello, gradevole, piacevole, gentile, apparentemente inoffensivo… E’ un venusiano puro, Maurice Chevalier, cui Radio 3 ha recentemente dedicato una puntata di “wikiradio”, in occasione del giorno di nascita – il 12 settembre 1888 – di uno dei più famosi “chansonnier” dell’ultimo secolo. Ascoltando il racconto della vita e dei successi di Chevalier si poteva ricostruire la personalità di un uomo che – nonostante, appunto, il successo, strepitoso per quei tempi – ha avuto periodi di depressione e ha tentato il suicidio (sempre “con leggerezza”, quindi senza riuscirci…), che ha collezionato una serie di donne più giovani e “leggere”, come leggere erano le sue canzoni, e che ha attraversato quasi un secolo senza lasciare altro che una sorta di traccia profumata, una “sensazione” di volatilità… Sapendo fin dall’inizio della descrizione che il Sole doveva trovarsi nel segno della Vergine (12 settembre 1888 ore   2.00 a Parigi), astro_w2atw_maurice_chevalier_adb.32206.57303riusciva abbastanza strano   abbinare questo racconto di estrema   leggerezza e volatilità con un segno   concreto, realista, tutto “mentale” ma   orientato all’organizzazione e alle cose   pratiche, oppure perfettamente astratte e   teoriche ad alto livello. E in effetti, nella  Vergine, nel tema di Maurice   Chevalier, c’è solo il Sole, ma è un Sole perfettamente isolato, senza alcun aspetto ad altri pianeti. Il che giustificherebbe l’impressione di una persona a cui sfugge la vera realtà del proprio Io, la sensazione di “esserci” nel bene o nel male. Tutto, in questo tema, si sposta nel segno contiguo, la Bilancia, che – quella sì – simboleggia la leggerezza, i piaceri, l’eleganza, la musica, l’effimero e anche l’arte, ovviamente. E Venere la troviamo lì, a 6 gradi, congiunta a Mercurio, e dotata di tutti gli aspetti del caso: il sestile con la Luna in Sagittario, segno governato da Giove, quindi anche in questo caso i piaceri, i godimenti, la “bella vita”, l’ingenuità senza pensieri (almeno apparentemente), il trigono con Nettuno – l’immaginazione, la poesia, l’impalpabile e l’indefinito – congiunto a Plutone – l’insoddisfazione costante in campo amoroso e quindi la collezione delle donne che, essendo giovane, gli facevano evitare di fare i conti con il nemico, il tempo. ossia, ovviamente Saturno. Saturno, il pianeta che in Bilancia è esaltato, si trova proprio sull’Ascendente, nel Leone (segno peraltro adatto a calcare le scene) in trigono alla Luna. E se questo trigono può avere sostenuto il successo di fronte al pubblico (la Luna) e la serietà professionale (necessaria se si vuole fare carriera) è anche il pianeta della depressione, della difficoltà emotiva, della contraddizione tra il “sempre giovane” e il “presto vecchio”, è la tristezza della maturità, una maturità probabilmente poco accettata. Quindi, nella vita pubblica a dominare è stato soprattutto il trigono Venere Nettuno (musica) e il sestile Venere Luna (io piaccio), ma dentro, nell’interiorità, è stata la pesantezza saturnina non elaborata, a dare problemi, in particolare in presenza di un Sole – l’Io – isolato, non sostenuto dalla relazione con altri possibili archetipi.

Molto centrata la descrizione dell’enciclopedia Treccani: “il sorriso assassino”: sembra proprio di vedere materializzato il trigono di Venere con Plutone (Venere / sorriso e Plutone/ morte)… Le corrispondenze astrologiche continuano nel resto della descizione “l’atteggiamento sornione, l’allegria vitale da seduttore impenitente, (Venere in Bilancia) trasformatasi con il tempo in bonaria giovialità, (Giove in Sagittario)  sono le caratteristiche inconfondibili di uno stile, progressivamente perfezionato e ammorbidito, con il quale Chevalier si impose dapprima sui palcoscenici di Parigi e quindi nei film interpretati. Dei tanti chansonniers suoi compatrioti che hanno fatto del cinema, Chevalier non fu il più bravo né il più originale (Sole in Vergine isolato), ma sicuramente il più istintivo e popolare, (Luna in Sagittario) l’emblema stesso della joie de vivre francese e della sua retorica.Chevalier nella seconda parte della vita ha scoperto il talento della scrittura: Mercurio (governatore della Vergine) congiunto a Venere, gli ha donato la capacità espressiva e di linguaggio, ampliandola e facendolo passare dalla parola altrui (le canzoni) a quella “in proprio” (i libri). La posizione di Marte e Giove (congiunti al primo grado del Sagittario) fanno pensare, ancora una volta, che il momento del passaggio di un pianeta da un segno all’altro sia una momento di transizione, che mette insieme opportunità di entrambi i segni (in questo caso Scorpione e Sagittario) in un mix complesso ma anche ricco e produttivo.

Maurice Chevalier, Venere con Saturno dietro le quinte
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