Un’analisi della personalità e dell’evoluzione personale di un personaggio assai noto, Umberto Galimberti, presentato da Clara Tozzi

Umberto Galimberti, filosofo,  docente di filosofia della storia, studioso di psicologia e psicanalista junghiano è molto noto al grande pubblico soprattutto per i numerosi libri che ha pubblicato  e per gli articoli che scrive per le maggiori testate italiane, oltre che per una rubrica che cura da moltissimi anni su un quotidiano. Nei suoi studi si è molto occupato dell’analisi dell’uomo moderno e delle dinamiche  in cui si trova immerso, nel tentativo di comprendere in che direzione si sta muovendo. A lungo si è interrogato sul rapporto che l’uomo ha instaurato con la scienza e con la tecnica, sostenendo che la tecnica ha portato a concentrare l’attenzione alla pura e semplice efficienza e funzionalità, perdendo di vista – in modo pericoloso – il bisogno di significato che c’è negli uomini. Su questo ha scritto recentemente “ All’interno degli apparati tecnici, l’individuo soffre per l’“insensatezza” del suo lavoro, per il suo sentirsi “soltanto un mezzo” nell’“universo dei mezzi”, senza che all’orizzonte appaia una finalità prossima o una finalità ultima in grado di conferire senso. Sembra infatti che la tecnica non abbia altro scopo se non il proprio autopotenziamento, per cui se nell’età pre-teconologica la vita e il mondo apparivano privi di senso perché miserevoli, nell’età della tecnica la vita e il mondo appaiono miserevoli perché privi di senso.”

Spesso di sé ha detto di sentire una profonda appartenenza, filosoficamente parlando, al mondo greco, e di fare riferimento ad esso per cercare nuove soluzioni ai problemi in cui ci dibattiamo, che sono sostanzialmente proprio di significato. Infatti per lui la filosofia  fin dai tempi antichi “si è applicata al mondo della vita per reperire le forme migliori per il governo di sé e il governo della città. E mentre la psicoanalisi, nei suoi momenti più alti, si è limitata a curare le sofferenze dell’anima provocate dalle condizioni del mondo, ottenendo come risultato una presa di distanza individuale dal vuoto di senso, la filosofia non ha mai esitato a mettere in questione il mondo, che oggi si identifica con la tecnica, in cui sono da reperire le radici dell’insensatezza.” (postscriptum al suo  libro, Il segreto della domanda).

astro_w2atw_umberto_galimberti.38042.41659 Galimberti è nato a Monza   il  2 maggio 1942, alle 4 di   mattino (fonte: Grazia Bordoni), quindi è un Toro con ascendente Pesci e con Luna in Scorpione. La forte presenza degli elementi terra ed acqua ci porta a pensare ad una certa  introversione e riservatezza, unita a un grande bisogno di sicurezze, sia dal punto di vista emotivo/affettivo che anche materiale, che doveva imparare a costruirsi. Del segno del Toro ha veramente molto, oltre al Sole (che è nella II casa sua cosignificante) ci sono nel segno altri tre pianeti, mentre Venere è nella I casa: tutto questo sottolinea la ricerca strenua di una stabilità, che poteva invece trovare solo al proprio interno, ricostruendo quella base sicura che inizialmente era stata messa a repentaglio. Ha sicuramente sempre avuto una grande capacità di captare bisogni e desideri degli altri, mentre ha fatto più fatica – con Venere in Pesci in I casa – a trovare il modo per comprendere quello che voleva veramente lui e per capire come portarlo avanti senza dover rinunciare all’appoggio delle relazioni….nelle sue radici familiari i valori maschili erano in difficoltà, come se fosse mancata  una figura accettabile in cui potersi identificare, mentre il femminile era il vero collante, anche se soverchiato dalle responsabilità e quindi più sacrificale che veramente nutritivo e rassicurante.

Il bisogno di arrivare ad un risanamento interno, con la positività tipicamente taurina, rappresenta il lato luce del segno, che ha accompagnato la sua attitudine a prendersi cura delle sofferenze dell’anima, con la capacità di offrire quel contenimento emotivo di cui hanno bisogno coloro che sono alla ricerca della guarigione. La presenza di valori forti e di una sostanziale affettività con cui approcciare le debolezze dell’essere umano l’hanno reso un terapeuta empatico, un insegnante carismatico e gli hanno facilitato il successo tra la gente, con il dono di saper comunicare.

D’altra parte, tra ascendente Pesci e Nettuno in VII, non avrebbe potuto vivere nel ristretto ambito della relazione tutta la dimensione fantastica ma anche sofferente che aveva da mettere in scena, almeno non senza pagare un prezzo di delusioni ed insoddisfazione costanti. Mentre il suo lavoro ha potuto rappresentare un grande sbocco per incanalare il suo bisogno di amore universale, la sua ricerca di trascendenza del piano personale, ma anche la sua parte di follia e le sue tematiche di dipendenza.

L’ascendente e la Luna sono alla base della sua grande capacità di ascolto e di riflessione, della sua profondità d’animo, unita ad una riservatezza che lo porta lontano dal presenzialismo a cui ci stiamo abituando ai giorni nostri. La fortissima Luna in Scorpione in IX casa è il vertice di una configurazione ad aquilone che le vede opposti sia Mercurio che Saturno ed Urano: possiamo vedere come la sua sofferenza interna sia stata la voce della sua vocazione alla conoscenza psicologica dell’uomo, alla comprensione, alla tolleranza, oltre che la spinta a trasmettere agli altri quanto lui stesso aveva capito, nel suo ruolo di insegnante. La Luna in IX sente una grande attrazione per lo studio dei simboli, della filosofia, di tutto quello che è cultura e pensiero dell’uomo, ha bisogno di collegarsi ad un significato, ma la sua presenza in Scorpione è una molla che la spinge ancora di più a cercare il senso del dolore ed anche della distruttività umana, mentre il  lato più venusiano gli fa sentire il bisogno di riportare tutto in armonia, di cercare un equilibrio e quindi una guarigione. Questa Luna lo rende capace di un intenso contatto con gli altri, gli dà una facilità innata a leggere nell’anima delle persone, che si sentono comprese nella loro sfera più intima. Mentre non deve essere stato facile il contrario, ovvero il sentirsi compreso, anche per la difficoltà a vincere una sostanziale diffidenza, la necessità di difendersi, di mettere un confine (probabilmente iper-razionalizzando) che schermasse la sua anima sensibile ed inquieta.

Mercurio in Toro descrive la sua propensione a preparare il lavoro con impegno, a cercare un metodo, ad affrontare gli impegni con senso di responsabilità, ma anche la sua difficoltà ad improvvisare ed a fidarsi delle sue intuizioni. Una sostanziale lacerazione tra la parte razionale e quella più sensibile (Luna opposta a Mercurio con le opposizioni tra III e IX casa) da un lato ha reso sempre faticosa la ricerca di una certa stabilità emotiva e psicologica, ma dall’altro ha messo costantemente sotto pressione il bisogno espressivo e creativo, stimolando l’originalità del suo pensiero filosofico.

La sua sensibilità alle tematiche della II casa l’ha anche portato a dedicare interamente una delle sue opere al tema del corpo ( “Il corpo”, del 1983), analizzando le diverse modalità in cui è stato vissuto nel corso delle varie epoche storiche, ma anche quanto ad esso è stato attribuito dalla scienza, dalla medicina, dalla religione, dall’economia e dalla psicologia..

E’ particolarmente interessante il volume “L’ospite inquietante- Il nichilismo e i giovani” (2007). Secondo Galimberti i giovani stanno male non per ragioni esistenziali e/o psicologiche quanto per ragioni culturali, per loro non esiste più la prospettiva di un futuro da conquistare con speranza ed idealismo, quindi sono costretti in qualche modo a vivere nel presente, con un nichilismo che riassume la svalutazione che ha investito tutti i valori. Perché allora non li si invoglia ad investire su di sé, incuriosendoli delle loro stessa natura “….come un fiore che ha voglia di fiorire? Se i giovani sapessero appassionarsi ed innamorarsi di sé e soprattutto delle proprie capacità, provando il gusto di vederle fiorire, forse l’ospite inquietante, il nichilismo, non sarebbe passato invano” .

Proprio in relazione ad una pagina di questo libro sono arrivate  poco dopo l’uscita, spiacevoli accuse di plagio, accuse a cui Galimberti non si è sottratto, ammettendo che per una svista involontaria ha omesso di citare l’autrice di un libro a cui si è ispirato (l’antropologa Giulia Sissa. ed il suo  ‘Il piacere e il male’ ). E’ molto interessante notare come questo ‘incidente’ sia capitato con l’approssimarsi del transito di Plutone ( in X casa) in opposizione a Marte in IV, un Plutone che nel tema radicale è in quadratura – seppur larga – al Sole, e che ci riporta al lato ombra del Toro ed al suo bisogno di possesso, di inglobamento derivante dalla paura di non avere abbastanza di quello di cui ha bisogno…. mentre di sé ha un’immagine cosciente chiara e cristallina, al limite dell’ingenuità.  La dinamica plutoniana è stata stimolata anche da un altro potente transito, quello di Nettuno in quadratura a Mercurio/Saturno/Urano ed alla Luna in Scorpione, che va a riattivare le tensioni dell’opposizione tra la III e la IX casa. Un Nettuno che potrebbe mettere dei dubbi sull’originalità ma anche sulla validità di una certa modalità di pensiero, anche se in realtà chiede di superare un qualche schema, per approdare ad una nuova visione della vita, con una migliore sintesi tra lato razionale e lato emotivo, tra testa e cuore. Forse questa “svista” ha molto di nettuniano, infatti Galimberti ha proprio sostenuto di essersi dimenticato – a distanza di dieci anni – di aver trascritto delle frasi di un’altra scrittrice, e quindi di averle considerate proprie in tutta buona fede – cosa del resto comprensibilissima. Trovo molto simbolico questo avvenimento, con i dubbi che mette Nettuno sul concetto di proprietà delle idee e sul bisogno di controllo: nella sua apparente confusione, nella sua difficoltà con ogni schema e con ogni confine, Nettuno vorrà proporgli (come tenterà di proporre a tutti…)  un ulteriore passo verso l’ampliamento di coscienza e verso la condivisione dei suoi doni con l’umanità.

L’articolo è stato pubblicato sul numero 2 del 2008 di Albatros, periodico di Eridano School

Ritratto di un Toro: Umberto Galimberti
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