Nelle ultime settimane si  è spesso citato il “Piano Marshall” come esempio di intervento su larghissima scala per il rilancio economico dopo le catastrofi, in quel caso, post conflitto mondiale. Cosa ci dicono le carte natali (una per la fondazione, una per l’attuazione, a pochi mesi di distanza) del Piano Marshall? C’è qualche somiglianza con la situazione attuale? 

Le osservazioni più interessanti vengono dal confronto tra la prima e la seconda “data storica” relativa al Piano. La prima è quella del 5 giugno 1947, quando il segretario di stato americano George Marshall, con un discorso pronunciato all’università di Harvard, invitò gli Stati europei ad accordarsi su di un programma di ricostruzione economica che gli Stati Uniti avrebbero appoggiato e finanziato. La seconda poco meno di un anno dopo, il 2 aprile 1948, quando, a seguito dell’esame da parte dei ministri degli esteri di sedici paesi dell’Europa occidentale (tra cui l’Italia), fu sottoscritto  il programma di ricostruzione economica (ERP).

Nel piano Marshall ogni governo disponeva a titolo gratuito dell’86% dell’aiuto americano concesso; il rimanente 14% era a titolo di prestito. Per l’Italia, 578 milioni di dollari: tale somma contribuì in particolare all’assestamento del disavanzo della bilancia commerciale italiana e di quella dei pagamenti.

Generosità? Bontà? Opportunità? Probabilmente, nella sua prima stesura, una quota di buoni sentimenti e di desiderio puro di ricostruzione c’era. Ma nel giro di un anno – va sottolineato che nella sua prima proposta, gli americani proponevano i loro aiuti al mondo intero – tutto cambia. Urss e Paesi del est e nord Europa rifiutano l’aiuto. Urss e satelliti conisiderarono (e per questo rifiutarono di aderire) quella mossa come un punto di svolta nella politica americana verso il continente europeo e per gli equilibri internazionali. E’il crollo del progetto  di Roosevelt di un «mondo unico» che comprendesse anche l’Urss, per lasciare posto all’idea di Truman di un mondo diviso in due schieramenti. Inizia, di fatto, a “guerra fredda”. 

“Do ut des”: gli Stati Uniti regalano miliardi ma chiedono qualcosa – molto – in cambio. 

Il confronto tra le due carte evidenzia che nella prima il pianeta più significativo è Nettuno. Nella seconda, Nettuno sparisce (quanto a significatività) e il pianeta più importante diventa Marte, insieme a Saturno. Dall’amore universale alla guerra e alla politica. Marte – guerra/ Saturno – freddezza… Ossia guerra fredda. Il varo ufficiale del Piano Marshall avviene con Sole in Ariete e Luna in Capricorno.

In sintesi, i dati delle due carte:

5 giugno 1947 

Sole in Gemelli – diplomazia, comunicazione, trattativa, commercio

Luna in Sagittario – aiuto, generosità. 

Nettuno (in Bilancia) in aspetto con il Sole (trigono)

  con Mercurio (quadratura)

  con Marte (quinconce)

  con Saturno (sestile)

Il più, troviamo segnali di “benevolenza” (non disinteressata ovviamente) nell’opposizione di Venere a Giove.

Non va dimenticato, in ogni caso, che si tratta di una proposta avanzata da “militari” e puntualmente troviamo l’aspetto Marte / Plutone. Generosità sì, ma la guerra è appena finita. E servono regole: Marte quadrato a Saturno.

2 aprile 1948

Sole in Ariete – azione, aggressività, conquista

Luna in Capricorno – fare, ma non fare niente per niente

Nettuno resta solo a fare netta opposizione al Sole: attenzione a non perdersi nella fantasia. Avanza decisamente Marte che bellicosamente ha appena superato (mantenendo l’aspetto)  la congiunzione tra Saturno e Plutone in Leone. Un terzetto non propriamente tranquillo. 

 

Un terzetto che troviamo anche adesso, nel 2020, ma in un segno assai meno generoso, come il Capricorno.

Un nuovo Piano Marshall?
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