“Se vedo che lo prendo, lo imito”: è la frase di un giovane attore – imitatore che dice molto del perché una persona sente l’impulso a riprodurre movenze, parlantina, caratteristiche e tic di un personaggio famoso. Certo, lo fanno i bambini, per giocare, per attirare l’attenzione: imitano la maestra, la mamma, il compagno di giochi. Ma alla fine è solo un’esigua minoranza a sviluppare il talento dell’imitatore. Il quale è anzitutto un attore, una persona cui piace attirare l’attenzione e gli sguardi, esibirsi, insomma. Ma si può anche recitare Shakespeare anziché riprodurre le movenze del capo dello stato o della star di turno…. C’è una parte istintuale – l’imitazione è un processo base per l’apprendimento in generale, senza la capacità imitativa non sapremmo nemmeno bere da un bicchiere – ma c’è anche il piacere di riprodurre gli altri, almeno esteriormente o poco più. L’immedesimazione vera e propria è un processo più complesso. Nel caso dell’imitatore si tratta di pochi e significativi tratti, osservati, colti e ricopiati (non che sia facile!) per esibirsi, per sentirsi abili, per far ridere gli altri.

Il talento è probabilmente quello della “cattura” ossia  il “se lo prendo” citato sopra. Prendere, acchiappare, fare proprio e rielaborare a scopo di spettacolo. 

Per verificare almeno sommariamente l’ipotesi che siano questi gli elementi del talento dell’imitatore, sono stati confrontati quattro casi (nessun valore dii dimostrazione…) di imitatori di grande qualità: Alighiero Noschese, pioniere di questo sottogenere, Gigi Sabani, Anna Marchesini e Maurizio Crozza, attualmente sulla  cresta dell’onda. (vedi sotto i grafici) Dal punto di vista della collocazione dei pianeti nei segni e negli elementi, i quattro temi sono molto diversi, mentre rispetto agli aspetti, ne sono emersi quattro che si ripetono 3 volte su 4 e appaiono piuttosto calzanti rispetto alle caratteristiche individuate per questo talento. 

L’attrazione nei confronti dello spettacolo e del piacere di “fare arte” in senso lato si può abbinare all’aspetto tra Luna e Venere inteso come sensibilità nei confronti di quanto possa apparire “piacevole”.

Il Sole appare più significativo rispetto alle caratteristiche personali, di temperamento: se il Sole significa “Io”, affermazione di sé nel mondo, qui lo troviamo abbinato a due pianeti che richiamano le caratteristiche dell’imitatore: Nettuno quanto a “immedesimazione”, assunzione di parte della personalità altrui in modo spontaneo, quasi automatico. Per quei pochi momenti sul palco Crozza (Sole semi sestile a Nettuno e trigono a Plutone)  “è” Pierluigi Bersani piuttosto che Silvio Berlusconi e Noschese “era” Andreotti. E nel contempo troviamo il Sole con Plutone, quanto al “catturare”, prendere, rielaborare, non sempre con bonomia e gentilezza, ma quasi con una punta di crudeltà nel mettere a nudo qualcosa nel profondo del carattere dell’imitato. Plutone consente di estrarre l’essenza, ciò che è nascosto, il lato ombra. Plutone è in questo caso “smascherare” nel senso pieno del termine. E non è un caso che nel micro campione esaminato ci siano forti valori Scorpione.

Il “tocco” speciale dell’imitatore sta però nella forza dell’osservazione, quella che consente di cogliere l’essenziale, l’elemento essenziale: Mercurio – intelligenza e osservazione – lavora insieme a Urano “cogliere l’attimo fuggente”.

 

“Il re è nudo”: Nettuno e Plutone nel talento dell’imitatore
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