E’ un po’ un mantra per chi regola la sua vita sui transiti: “hai avuto intoppi? E’ Mercurio retrogrado”. “Hai perso le chiavi? E’ Mercurio retrogrado”. Chi nasce (Capricorno) diffidente, ha difficoltà a collegare la distrazione cronica – tipo perdita delle chavi – con il transito di Mercurio, ma, a forza di sentirlo dire, il tarlo si muove. E ci si fa caso…. Così, a metà agosto, forte di un bel Mercurio diretto che certamente mi tutelerà da ogni inghippo, parto, zainetto in spalla stile boy scout, per il solito viaggio nel nord Europa. Solito, perchè da vent’anni lo faccio almeno tre volte all’anno, sempre con successo e senza spendere troppi soldi. Il primo errore lo faccio io – mea culpa – per ignoranza di alcune regole dei viaggi aerei: mi vengono dubbi sulla comodità del primo biglietto andata e ritorno,  e ne compro un altro per l’andata senza fare il check in, pensando di usarlo solo per il ritorno. Provo a chiamare l’agenzia, ma c’è solo un messaggio che dice di guardare il sito. Dove non c’è niente di utile. Boh. Mercurio / comunicazione, latita… 

Il risultato dell’ignoranza e trrascuratezza lo imparo, però, al momento del ritorno, il 26 agosto (vedi tema del giorno). Cerco di fare il check in on line ma mi cacciano con infamia dal sito. Finalmente trovo al telefono una tedesca dall’italiano stentato che risponde all’help desk Lufthansa, e che mi spiega che è tutta colpa mia, ma che se voglio aggiungere 250 eurini la prestigiosa compagnia mi porta in Italia due giorni dopo il previsto. Rinuncio alla fortunata opportunità e trovo un’altra opzione: 750 chilometri in bus, hotel e il giorno dopo volo da 60 euro in Italia. 

Mercurio, nel frattempo, viaggia diretto formando, peraltro un brillante trigono con il mio Sole. 

Parto quindi all’alba, contenta dell’opportunità di visitare una cittadina che conosco poco, e di dormire in un 4 stelle a 32 euro. Ahi Ahi ahi. La prima tappa in bus non si fa causa ritardo del mezzo e non posso scendere a fumare. Repressa nella mia pur disdicevole dipendenza, risalgo e all’arrivo cerco un taxi per arrivare all’hotel. Nessun taxi e scopro che occorre una app per usare il servizio taxi privati. L’app non si scarica. Guardo Google maps, che mi dice che l’hotel dista 950 metri a piedi. Fattibile, anche con zaino appesantito dal mio shopping precedente. Parto e la strada comincia a salire. Provo. C’è una serie di scale al posto della strada indicata da Google ma sono fiduciosa. Dopo 150 gradini mi ritrovo in un cantiere chiuso. Ops. Scendo e riconsulto Google. Nessuna indicazione utile, mi rimanda al vicolo cieco già esplorato a prezzo di affanno respiratorio. Attendo l’unico taxi senza app, che dopo mezz’ora, con mercuriana rapidità, arriva, mi smolla davanti all’albergo e se ne va. Scopro un cartello davanti all’albergo che reindirizza gli ospiti a un altro hotel, a sei chilometri di distanza. Mi incammino sconsolata, tanto non ho l’app e diluvia… Dopo mezz’ora trovo un bar e una barista gentile che ha l’app dei tax me ne chiama una. Arrivo finalmente nell’albergo giusto, dopo solo due ore e mezzo di vagabondaggi. 

Mercurio è sempre fieramente diretto: ma perchè anche il bus verso l’aeroporto, il giorno dopo, è in ritardo?

Patrizia Romagnoli

Chi ha paura di Mercurio retrogrado? 
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